La lettera di Michil Costa:
Sono fitte e basse le nebbie sul Pralongià.
Soffia forte il vento da nord. È bello guardare i larici che dondolano al suo cospetto. Tutto il bosco é in movimento, é un gigantesco natural-rumoroso hula-op. Pigne che cadono, rami che strusciano l’uno contro l’altro in un gioco amoroso che a volte si spezza. Fanno il tifo per i caprioli che si nascondono. Loro, fragili creature del bosco, s’inchinano reverenziali alle forze naturali, il vento non lo amano.
Non li vedo. Ma scorgo tracce.
Osservo i falchetti che bassi sopra la cresta del Pralongià se ne stanno immobili come fossero appesi ad un invisibile filo scrutando tracce. Tracce di qualche ignaro topolino che da qui a poco uscirà dalla tana. La legge della natura. Così é sempre stato, così sarà.
Scene di cinema naturale, sento il contatto vero con noi stessi, con la nostra natura. Il mondo é più se stesso. É natura vera. Noi siamo “fostüs”. “tracce”. La traccia della natura.
Osservo in lontananza le tracce degli umanoidi che hanno contribuito allo sviluppo della nostra valle asfaltando i passi dolomitici. Vedo tracce. Ma non sento rumori. C’è quiete oggi. Non sento le rumorose motociclette. Non sento nemmeno gli umanoidi gridare mentre passeggiano sulla costa.
Nei giorni di vento la delicata e lieve traccia della natura segna solchi profondi. Si fa rispettare.
É facile cogliere il fascino delle Dolomiti anche con le nebbie basse, quando non mostrano la loro maestosità. L’energia che ne traspare c’é tutta, basta coglierne le tracce. Basta avere i sensi aperti e ricettivi.
Torno verso Corvara. C’é qualche spiraglio di azzurro.
L’orribile suono elettronico di “smoke on the water” di un cellulare di una signora che si affretta a cercarlo nella borsetta mi conferma: sono in mezzo alla civiltà. Tracce d’inciviltà. I padroni del mondo sono usciti dalle loro tane. Solchi profondi di quel ch’erano tracce di progresso.
Esce anche il Sassongher dalle fitte nubi. Tracce di gioia. Si scopre in tutta la sua maestosità. Sicurezza di felicità vissuta.
Il lento intercedere di una gru che si muove mi mette a disagio. Tracce di presente.
Chi di noi non vorrebbe lasciare tracce vere? Chi non vorrebbe lasciare tracce sincere?
Tutti noi disegniamo tracce. Alcune vengono cancellate, altre, vere, verranno riprese, ammirate.
La Maratona lascerà tracce. Noi, Voi, tutti insieme ci stiamo lavorando. Stiamo riscrivendo una storia del ciclismo contemporaneo. Mettiamoci una mano sul cuore. Alziamo gli occhi. Addentriamoci in un pezzo di storia.
La storia sta passando di qui. Stiamo scrivendo tracce di storia. Per meglio poter capire e carpire il futuro. Per lasciare qualcosa di importante. Per lasciare tracce di storia di vita.
Bëgnodüs alla Maratona 2008.
Bëgnodüs in un verde silenzio. Ci occuperemo della riforestazione in Ecuador insieme all’OMG, Operazione Mato Grosso (tramite il GMM, Gruppo Missionario Merano). La verde vita aveva dato spazio alla desolazione.
Noi vorremmo, con le nostre piccole tracce di buona volontà e impegno, dare sostegno alla riforestazione. Alla Natura. A un pezzo di noi.
Michil Costa