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13.02.2009

Rassegna stampa

Dal quindicinale QuiMerano, febbraio 2009:

“La casa delle antilopi bianche”

 

Lo scorso gennaio una delegazione del GMM, il Gruppo Missionario di Merano, fondato da Alpidio Balbo, ha visitato il Benin e il Burkina Faso, dove sono in fase di realizzazione numerosi progetti di cooperazione allo sviluppo. I meranesi sono stati accolti con particolare calore a Perporiyakou, un piccolo villaggio del Nord del Benin, dove i bambini muti imparano a parlare.

 

 

Un centro dove i bambini muti imparano a parlare

In Africa, col Gruppo Missionario di Merano

 

Perporiyakou è il nome di un villaggio del nord del Benin. Il Benin è un piccolo Paese dell’Africa occidentale legato a Merano da una lunga amicizia. Da quasi trentotto anni vi opera il Gruppo Missionario fondato da Alpidio Balbo, oggi un’Organizzazione non governativa attiva in diversi Paesi in un’incessante attività di promozione dello sviluppo umano e sociale.

Perporiyakou significa “la casa delle antilopi bianche”. Prima di essere abitata, questa zona, era una savana nella quale si cacciavano le gazzelle. Oggi il villaggio conta seimila abitanti e si trova a una decina di chilometri da Natitingou, cittadina capoluogo della regione collinare dell’Atacora. Ospita un centro di accoglienza dove una manciata di suore salesiane si prendono cura di una cinquantina di bambini, trenta dei quali sordomuti. Sono loro, i piccoli sordomuti, a correre incontro agli ospiti comunicando il loro benvenuto chi a gesti, chi scandendo le parole che da poco hanno appreso.

Il centro è stato finanziato dal gruppo meranese con l’aiuto concreto degli amici di Modena (in particolare don Ilario Cappi) e di Torino (il negozio Olimpic) e perciò è un’opera di solidarietà suonata a più mani. Tanto più che, tra la casa di accoglienza e la scuola annessa, vi lavorano suore brasiliane e togolesi. Ma lì dentro non si pongono problemi di nazionalità o di lingua. Anzi, poiché molti bambini che vi entrano sono muti, essi apprendono in primo luogo la lingua del cuore, della solidarietà e della condivisione. Dopo di che viene naturale la comunicazione più autentica.

“E’ una delle realtà più belle e commoventi che io abbia mai incontrato in Africa”, confessa Balbo. Ed il vescovo, mons. Pascal, è orgoglioso della sua diocesi: “Abbiamo decine di comunità religiose: tutti vanno d’accordo. Vogliamo che in ogni parrocchia, di qui a qualche anno, ci sia una scuola e privilegiamo i centri che si rivolgono ai bambini più poveri e svantaggiati”.

Quella africana è una Chiesa povera ma ricca di profezia. Essendo minoranza, è capace di essere sale e lievito per tutta la società.

 

 

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Bisogno di scuola

 

Perporiyakou si trova in una regione in cui l’economia è si basa essenzialmente sull’agricoltura. Si coltivano il sorgo, l’igname (un grosso tubero), il cotone, si allevano maiali, capre e galline. Solo una piccola parte dei bambini frequenta regolarmente la scuola e tra questi le bambine sono in netta minoranza. Il bisogno di mano d’opera gratuita per i lavori nei campi, l’estrema povertà degli abitanti e la scarsa importanza che viene ancora data all’istruzione sono tra le cause della mancata frequenza scolastica.

Nonostante queste difficoltà il ci sono tanti bambini che vorrebbero andare a scuola. Nel 2006 la Caritas diocesana di Natitingou ha cominciato a costruire la scuola “St. Victor”, per ora con un modulo a sole tre classi. In questa scuola sono stati inseriti anche i bambini sordomuti del vicino centro di accoglienza. Ma siccome le elementari in Benin prevedono sei anni di frequenza, ora c’è bisogno di un nuovo edificio di tre classi. Il Gruppo Missionario di Merano si è già preso questo impegno (si tratta di circa 30.000 euro) ed entro il 2009 la scuola ci sarà.

 

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Intervista a Christine Nyemek N’Tcha, responsabile dei progetti per la Caritas di Natitingou

 

Christine Nyemek N’Tcha è responsabile dei progetti per la Caritas diocesana di Natitingou. Sul piano operativo è la persona di riferimento per il gruppo meranese.

Signora Nyemek, quali sono i principali bisogni sociali nella vostra regione?

Faccio un rapido elenco: l’educazione, la formazione professionale e l’alfabetizzazione, la sanità (mancano strutture e personale), l’accesso all’acqua potabile, l’autosufficienza alimentare ed il lavoro.

In questo contesto non molto incoraggiante, come si risponde ai problemi dei bambini sordomuti e dei disabili in genere?

La società, a causa dell’ignoranza o di certe credenze tradizionali, tende a vedere una sorta di maledizione divina per la famiglia che ne è colpita. Perciò questi bambini finiscono per vivere nascosti nelle case perché non sono capaci di esprimersi. Nelle città diventano bambini di strada. Le strutture specializzate sono scarse. In genere di fronte ai disabili, le persone credono di essere senza soluzioni…

E’ per questo che la diocesi di Natitingou ha deciso di farsi carico del problema dei sordomuti?

Una delle priorità della diocesi di Natitingou è l’educazione di tutti bambini senza nessuna distinzione. Anche se sono numerosi nella nostra regione, nessuno si è fatto carico di questi piccoli. Fino a due anni fa non c’era alcuna struttura. Ancora oggi abbiamo la sensazione di essere lasciati a noi stessi dalle autorità governative...

Cosa ci può dire dell’amicizia tra il GMM e la vostra comunità di Natitingou?

Direi che è una collaborazione molto ricca e piacevole. Perchè non è solo una questione di una parte che chiede soldi e dell’altra che li porta… C’è invece uno scambio di opinioni, di idee sulle situazioni vissute dalle due parti. Questo è molto importante per noi perchè viviamo questa collaborazione come in una famiglia in cui ci sono avari membri ed ognuno porta ciò che può e che ha per far funzionare le cose. Ringrazio tutti quelli che partecipano a questa bella esperienza. Che il Signore ci dia tanta saggezza ed amore per dare speranza e gioia ovunque ci sia bisogno.

 

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