“Signore, parla con la pioggia.”
Sono le quattro del pomeriggio del 11 agosto e da tre ore una pioggia battente sta cadendo sul villaggio di Wansokou e dintorni. Sta piovendo spesso in questa stagione delle piogge 2008, forse un po’ troppo per queste case fatte di terra e per i campi nei pressi dei ruscelli.
Questo tipo ti terra, non molto ricca per produrre, si presta bene per costruire perché compatta facilmente con l’acqua, ma quando la pioggia è molto abbondante e frequente, non avendo il tempo di asciugare le pareti crollano. Specialmente se la casa è di nuova costruzione come quella di Moise. Ha cercato di puntellarla in tutti i modi, non c’è stato niente da fare. Non resta che aspettare la fine della stagione piovosa per ricominciare. Questa volta più in fretta perché le pareti possano profittare di tutta la stagione secca e del vento del deserto per seccare bene. Quest’anno, infatti, Moise ha costruito molto tardi: aveva prolungato il suo esodo (come dicono qui) in Nigeria per portare qualcosa in più a casa per la sua famiglia. Ha guadagnato da una parte ha perso dall’altra: è l’esperienza più frequente che fa questa nostra povera gente.
Luis ha perso il suo campo di igname, portato via da una pioggia torrenziale di qualche settimana fa. E’ vero, lo aveva fatto troppo vicino al ruscello, hanno detto gli altri. Ma come resistere alla tentazione di sfidare la natura quando si hanno quattro figli da crescere? La terra vicino ai piccoli corsi d’acqua è più fertile che altrove e se va bene può dare grossi igname. Questa volta è andata male. E la pioggia, insieme agli igname che stavano crescendo, ha portato via tutto il sudore gettato per fare quelle montagnole di terra con una sola zappa.
Questa pioggia che ancora insiste oggi ha impedito la mia siesta. Batte forte sui tetti di alluminio della nostra missione e il compensato del controsoffitto non basta ad attutirne il rumore. Ma ciò che mi ha impedito di addormentarmi sono le immagini di altre case che rischiano di cadere e di altri campi che rischiano di scivolare nel fango e delle strade dei nostri villaggi che diventano meno praticabili.
E allora ho pregato come faccio spesso durante queste piogge, confidando anche nella compagnia di Santa Chiara di cui oggi celebriamo la festa. Ho pregato come San Francesco nel famoso film della Cavani:
“Signore, la pioggia è bella, la pioggia è utile, Signore, grazie per la pioggia.
Signore, le nostre case sono fatte di fango, Signore, parla con la pioggia.”
Vi invito a fare con me questa preghiera per questa gente dei villaggi della nostra parrocchia e non solo, anche se quando mi leggerete forse le piogge si saranno già diradate. Ma ci saranno ancora le ultime piogge, che di solito, come le prime, sono molto violente e pericolose.
La pioggia sta cessando, vi saluto confidando nella vostra preghiera, vado a trovare François, un ragazzo che non cammina più e che si muove solo con il triciclo che era di Jowé, per vedere se la sua stanza è ancora in piedi. A presto.
don Leonardo Di Mauro