24.02.2010
Diario di viaggio 3: balli a Bohicon
Lasciata Cotonou intorno al mezzogiorno di lunedì 22, la successiva tappa del viaggio è Bohicon, diocesi di Abomey, al Centre Feminin delle Figlie del Cuore di Maria, una delle primissime strutture realizzate in Benin grazie all'impegno di Alpidio Balbo.
Tra Cotonou e Ouidah ci sono circa 45 chilometri di strada costiera, poco più di una pista piena di buche e dossi. L'attività principale degli abitanti dei numerosi agglomerati di capanne e baracche sorti tra i palmeti è la pesca, ma c'è chi pensa che la stupenda spiaggia sull'oceano possa essere un forte richiamo turistico. Soprattutto nel primo tratto del percorso, mentre ci si allontana da Cotonou, numerose insegne segnalano bar e locali di ristoro dall'aspetto singolare ed ancor più improbabili affittacamere che offrono “paillottes a louer”, rudimentali bungalow di paglia direttamente sulla spiaggia. Non sarà stagione, ma non ci molti turisti in giro. Anzi, nemmeno uno. Molte donne e bambini, invece, e gruppi di pescatori che ritirano le reti sulla spiaggia con scarsa fortuna, da quel che si riesce a vedere.
Dopo una rapida sosta alla Porta del non ritorno ed alla Porta del ritorno di Ouidah, ci attendono 40 km di pista fino ad Allada ed altri 120 di strada asfaltata piena di buche che le cronache cittadine dei giornali italiani definirebbero “voragini”. Ad Abomey, la prima sosta è al Centro scolastico “Chiara Luce”, con l'annesso asilo “Madre Teresa”. Il centro accoglie una ventina di bambini abbandonati che, senza bisogno di molto incoraggiamento, ci circondano e fanno festa appena entriamo nel loro raggio d'azione. Responsabile del centro, sostenuto con le adozioni a distanza del GMM, è Suor Ella Lokonon, che al momento non c'è. Ci riceve Suor Edna Sanny. Il complesso – c'è anche una cappella – è stato realizzato con le donazioni di una benefattrice italiana e con il contributo della Provincia autonoma di Bolzano e, secondo il progetto, quando sarà completato ospiterà altri gradi di istruzione scolastica.
Attualmente, però, i lavori sono fermi, anche se uno dei nuovi fabbricati sembra completato. Il progetto viene seguito direttamente dalla diocesi di Abomey e Alpidio Balbo si ripromette di parlarne con il vescovo, mons. Eugène Cyrille Houndékon.
Lasciata Abomey, ci dirigiamo a Bohicon. Fondato nel 1964 (ma all'inizio era dispensario e centro per l'animazione rurale e l'educazione domestica), il Centre Feminin delle Figlie del Cuore di Maria è cresciuto intorno all'albero dai fiori rossi che, ricorda Balbo, era alto pochi palmi quando lui arrivò qui nel marzo del 1971. Doveva essere una rapida commissione – consegnare una lettera ad una suora – e poi via, di nuovo nella più attraente Lomè, in Togo. Invece, nelle poche ore della sua permanenza nel centro, morirono sei bambini, sei piccole vite che legarono per sempre quella di Balbo a questo luogo ed all'intero Benin.
“Tu sei il grand-père della casa”, gli dice, un po' scherzando un po' no, Suor Denise Yarou, la direttrice, che manda avanti le attività del centro insieme a Suor Solange Ekpangbo.
In questi giorni, in Benin le scuole fanno vacanza e le ragazze sono solo un centinaio delle due o trecento che solitamente frequentano il centro. Sono distribuite nelle aule di taglio e cucito, alle prese con le vecchie macchine da cucire a pedale procurate a suo tempo da Balbo che, in Italia, farebbero la gioia di qualche arredatore vecchia maniera. Più tardi, durante la cena, le senti provare i canti ed i balli della festa che, alla sera, offriranno ai nuovi venuti.
È uno spettacolo commovente ed emozionante insieme. La bellezza dei balli e dei ritmi e l'energia che queste giovani mettono nei loro balli tradizionali, diversi a seconda dei gruppi etnici d'appartenenza, è indescrivibile. A conclusione, una ragazza si esibisce nel canto e nella danza riservata ai re, prostrandosi, in segno di rispetto, davanti agli ospiti. È difficile sottrarsi al senso di imbarazzo per un gesto che la nostra cultura di occidentali non sa comprendere, ma sarebbe presunzione pretendere di capire l'animo di questa piccola porzione d'Africa dopo appena due giorni di permanenza.
Quel che è certo è che antiche tradizioni e stili di vita moderni (con tutto ciò che questa espressione rappresenta, di positivo e di negativo) qui si intrecciano e si combinano. Le Figlie di Maria cercano di adeguare il percorso educativo che offrono a queste ragazze che oggi imparano un mestiere, soprattutto quello della sarta, ma, poi, quando lasciano il centro, faticano a trovare un lavoro.
Il prossimo passo, ci dice Suor Solange, sarà l'avvio di un corso di computer, ma per questo c'è bisogno delle apparecchiature necessarie ad allestire un'aula informatica. Impresa non facile in un Paese in cui la corrente elettrica può mancare anche per più giorni, come potremo constatare a Parakou, ma Alpidio Balbo assicura che il GMM farà la sua parte.
Giuseppe Marzano
Nelle foto: la danza delle ragazze del Centre feminin di Bohicon (sopra) e, in basso, foto di gruppo delle ragazze e Alpidio Balbo con Suor Edna ed i bambini del Centro Chiara Luce di Abomey.
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