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03.03.2010

Diario di viaggio 13: Natitingou

Natitingou è, forse, la città più ordinata del Benin. Si sviluppa lungo la strada statale che conduce in Burkina Faso. Siamo qui da lunedì 1° marzo per incontrare il vescovo, mons. Pascal N'Koue, il vicario, padre Antoine Sabi Bio, e la responsabile della Caritas diocesana, Christine N'Tcha, che cura i progetti sostenuti dal GMM. La prossima tappa avrebbe dovuto essere il Togo, ma le notizie che giungono a Natitingou non sono rassicuranti: le elezioni presidenziali previste il 28 febbraio sono state spostate a domani, 4 marzo, e pare non sia possibile entrare nel Paese.
La prima sorpresa è che, almeno la mattina presto, sull'Atakora, la temperatura è sopportabile. La seconda sono le monache benedettine francesi, nel cui monastero immerso nella brousse, poco fuori Natitingou, recitiamo le lodi in latino ed assistiamo alla messa celebrata dal vescovo. Il monastero “Notre Dame de l'Ecoute” è stato fondato qualche anno fa per volontà di mons. N'Koue che a questo scopo si è rivolto alla diocesi di Aix en Provence, in Francia, con cui la sua diocesi è gemellata da quasi trent'anni.
Lunedì sera, mentre ci intrattiene a cena, il vescovo ci fa capire che avrebbe piacere che Fabrizio e io, alla prima esperienza africana, lo accompagniamo la mattina dopo alla messa al monastero. Martedì, quindi, sveglia presto e partenza alle 6.30. Tutto ci aspetteremmo fuorché di trovare un'oasi di silenzio e di pace votata alla contemplazione del “mistero che fa tutte le cose” nella quale ci accolgono sette monache francesi, una africana ed una novizia.
Sulla via del ritorno, il vescovo ci fa visitare il Centre “Filippo Smaldone” per bambini sordomuti a Perpoyakou, realizzata grazie all'impegno di don Ilario Cappi di Modena. “Abbiamo aperto questa casa e tutti ci dicevano che non c'erano sordomuti – racconta mons. Pascal N'Koue – ma com'era possibile? Ovunque andassi, nei villaggi, incontravo bambini sordomuti. In realtà si tratta di una menomazione molto diffusa dovuta alla meningite. Infatti, già il primo anno le suore non hanno potuto accogliere tutti coloro che ne facevano domanda e adesso avremmo bisogno di ampliarla”.
La casa, tenuta da suore brasiliane, è un vero modello di ordine e pulizia. “Il primo anno era un disastro: i bambini non erano abituati alla pulizia – dice ancora il vescovo – adesso, è tutta un'altra cosa. Grazie all'educazione ricevuta, sono cambiati, piano piano cambiano”.
Quando chiedi a mons. N'Koue quale sia la priorità per la sua diocesi, risponde senza bisogno di pensare: “L'educazione. Ogni parrocchia deve avere almeno un asilo ed una scuola primaria. Ci servono anche scuole secondarie, come quella che stiamo costruendo a Perpoyakou o quella che, se troveremo i finanziamenti, vorremmo costruire a Kerou”.
Un altro fronte su cui la diocesi è impegnata è quello dello sviluppo agricolo. “A Pam-Pam abbiamo un terreno di 100 ettari e vorremmo coltivarlo, realizzando anche alcuni servizi come la scuola, il dispensario e la casa delle suore, sia per attirare qui famiglie che vogliano vivere del lavoro dei campi, sia per insegnare ai giovani le tecniche agricole perché poi tornino a lavorare nei loro villaggi”. Il progetto sta muovendo i primi passi con il sostegno dell'Associazione Famiglie rurali di Vittorio Veneto che mons. N'Koue ha conosciuto quando era segretario della nunziatura apostolica a Panama, negli anni Novanta, e che ha sempre avuto al proprio fianco da quando, dodici anni fa, ha assunto la guida della diocesi di Natitingou.
La terza priorità è la sanità. A Tanguietà, 45 km da Natitingou, è in funzione da molti anni l'ospedale Fatebenefratelli, uno dei più avanzati del Benin. “Adesso dobbiamo pensare a creare piccoli centri, ambulatori e dispensari, e, soprattutto equipaggiarli – dice ancora il vescovo – ma stiamo anche costruendo un nuovo ospedale con 120 posti letto a Natitingou con l'aiuto della Asl 15 di Padova, perché quello di Tanguietà non è più sufficiente”.
Un'opera che sta molto a cuore a mons. N'Koue è la nuova cattedrale. “Quella attuale è piccola e quando si celebra molta gente resta fuori”. La nuova cattedrale, che potrà accogliere 2.000 persone, sarà dedicata a Gesù Salvatore: “In questo modo vogliamo dire che Gesù salva tutti, senza distinzioni di razza o di cultura. Questa è una vera novità per la nostra gente”.
I lavori sono già arrivati al tetto, ma mancano ancora molte cose. In primo luogo, il rivestimento del pavimento: “Non possiamo permetterci il marmo, ci accontenteremo delle piastrelle”. I soldi, però, per adesso non ci sono neanche per queste. “Credo che la cattedrale non sarà conclusa prima di dieci anni, ma una volta che ci sarà la copertura del tetto, potremmo usarla in attesa delle rifiniture”, dice con grande realismo mons. N'Koue.
È un vescovo molto pragmatico quello di Natitingou. In dodici anni, grazie ad un clima sociale molto sereno ed anche a buoni rapporti con le altre confessioni, musulmani compresi (“mi hanno perfino offerto dei terreni per costruire le nostre chiese”), ha cambiato il volto della sua diocesi che è una delle più attive. Stupisce un po' che si sia rivolto a delle benedettine per fondare un nuovo monastero, quando in Africa, solitamente, si cercano suore che si occupino di educazione o di sanità. “Quelle le abbiamo già – spiega mons. N'Koue – io cercavo una congregazione di suore contemplative perché queste hanno un ruolo speciale nella chiesa che è quello di ricordarci la priorità della preghiera”.
Giuseppe Marzano

Nelle foto: Mons. Pascal N'Koue con Alpidio Balbo (in alto) e, sotto, messa al monastero benedettino e i bambini sordomuti di Perpoyakou.
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