Un anno dopo
19.10.2011 - Sono purtroppo assente ormai da quasi un anno da quel magnifico continente. Un anno in cui ogni giorno ho pensato ai suoi colori: il mercato dei tessuti, i tramonti dietro la polvere sollevata dal vento, i disegni che mi hanno regalato.
Mi sono tornati alla mente i suoi odori: le spezie, la cucina di mia suocera, il fritto. E poi gli sprazzi d'incredibile bellezza naturalistica che esso può offrire: le antilopi, i rari fiori colorati, laghetti circondati da uccelli.
Ho rivissuto i primi momenti: la ventata di caldo umido che ti accoglie all'uscita dall'aereo, l'attesa snervante per l'arrivo dei bagagli. Ho riflettuto sulle mie impressioni iniziali: l'estraneità dinanzi al letto coperto dalla rete, l'angoscia dei ragni, il pane inzuppato nel tè per colazione. Ma soprattutto ho pensato alle persone che ho conosciuto, che mi hanno accolta, trattata ed amata come se mi conoscessero da una vita. E allora, queste riflessioni sono anche (soprattutto) per loro.
Tre mesi in Africa sono troppi. E troppo pochi.
Troppi perché per tutta la vita mi rimarrà davanti agli occhi la madre che mi voleva dare il suo bambino. Troppi per dimenticare gli occhioni tristi dei "miei" bambini a Ouenou alla notizia della mia imminente partenza. Troppi per voler evitare, in tutti i modi, che essi rimangano una mera parentesi. Troppi per non arrabbiarsi osservando bambini viziati in lacrime dinanzi al rifiuto dell'ennesimo gelato giornaliero.
Sono, d'altra parte, ugualmente troppo pochi per capire i reali meccanismi che governano il Paese. Troppo pochi per convincersi che l'impegno individuale non sarà sufficiente. Troppo pochi per comprendere tutte le difficoltà che la vita quotidiana presenta.
Per tutti questi, e molti altri, motivi, non posso non apprezzare chi ha fatto di questa sfida la propria missione, chi è generoso non soltanto a Natale, chi cerca di insegnare loro a pescare, chi ci crede, chi lotta al telefono per un'autorizzazione burocratica. Il processo, evidentemente, è lungo e presenta più di qualche difficoltà. E non solo: c'è sempre chi denigra il lavoro svolto, chi ne ride, chi lo sottovaluta.
L'importante è che ci siano persone che non si scoraggiano, che vanno avanti, ottuse, sorridenti e fiduciose. Persone leali ed oneste. Persone che, mettendo da parte gli interessi personali e disinteressandosi dei guadagni materiali, continuino a crederci.
Beatrice Zanella
Nella foto: Beatrice con i ragazzi di Ouenou, in Benin.
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